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Punta Lazoney, da Niel

giancarloberetta

A cura di:

Ultimo rilievo: 14/03/2010
Difficoltà
WT3
Lunghezza
8.00 Km
Quota di partenza
1547 m
Altezza di arrivo
2579 m
Dislivello positivo
1148 m
Tempo di andata
03h15'
Tempo di ritorno
01h45'
Periodo consigliato

Introduzione

Per salire alla Punta di Lazoney si percorre un ampio e solitario vallone che si apre sempre più a mano a mano che ci si alza di quota ed alla cui testata, oltre alla nostra cima, si trovano da destra la Punta Tre Vescovi ed i Gemelli. L’itinerario qui descritto passa dal colle di Lazoney consentendo un panoramico avvicinamento alla cima camminando sullo spartiacque col piemontese vallone di Loo. La salita al colle è, soprattutto da Jatzit in poi e quindi gli ultimi 300 metri di dislivello, molto ripida e diretta in modo da evitare gli esposti pendii valanghivi sulla sinistra dove passa il sentiero estivo; anche il canale nel bosco è ripido e può provocare qualche problema durante la sua discesa nelle ore pomeridiane dove, vista la quota, la neve diventa bagnata e perde di consistenza. La traccia scialpinistica passa normalmente a destra dell’alpeggio di Boudou e raggiunge con ampie svolte il colletto a 2461 m all’inizio della cresta ma, per valorizzare la gita con gli ampi panorami che si vedono sulla dorsale dal colle Lazoney alla vetta, conviene riservare questo itinerario per la discesa. Per finire la presentazione si arriva a parlare dei panorami che, se la giornata è tersa, sono semplicemente spaziali arrivando dal lontano Monviso al Bianco, Jorasses, Grand Combin, Cervino, Rosa e tutto l’impressionante tappeto di vette sia dal lato piemontese che valdostano: una vera scorpacciata.

Descrizione

Dall’ultimo parcheggio si sale sulla mulattiera ben segnalata da paline e cartelli lignei che riportano col numero 6 l’itinerario per il colle di Lazoney. Appena partiti si lascia sulla destra una traccia che si avvicina ad un posto tappa escursionistico e si sale sulla sinistra con una decisa pendenza; dopo aver oltrepassato un rudere si passa appena sotto l’alpeggio di Péiri (1647 m) e, con la pendenza che diminuisce un po’ si arriva alle baite di Stubin Matta (1698 m). Si prosegue, camminando al di sopra del torrente che scorre alla nostra destra, nel rado bosco arrivando a superare un ponticello di legno e subito dopo alcune paline segnaletiche in corrispondenza delle quali si tiene la sinistra senza superare un secondo ponticello. Si sale ora più decisamente sui dossi di una poco marcata costola della montagna arrivando sotto alcuni terrazzamenti rocciosi che si superano dapprima sulla sinistra per poi risalire un ripido e abbastanza lungo canale; questo sbuca sui più dolci pendii superiori dove si trova dapprima una baita isolata col segnavia “6” sul muro e poco le altre dell’alpeggio di Jatzit (2028 m). Superatele sulla sinistra si risale il pendio con qualche erto tornante per poi imboccare, tralasciando le eventuali tracce di sci alpinisti, un ripido scivolo sulla sinistra che conduce alle baite di Boudou (2165 m): una volta raggiuntele bisogna valutare bene se convenga proseguire a sinistra sulla traccia del sentiero estivo perché questo passa su pendii molto esposti e sotto scarica, e dunque, puntando alla destra di un grande e ben visibile ometto di pietre situato più in alto, è meglio affrontare direttamente il lungo tratto con pendii-canali molto ripidi che conducono poco distante dall’ometto ed alle vicine baite di Kiwsull. Con la pendenza che finalmente dà un po’ di tregua si arriva in vista del colle di Lazoney (2046 m) che si raggiunge da destra con un delicato traverso. Al colle, volgendo lo sguardo a destra, si vede ora la via di salita per raggiungere la nostra cima e quindi si prosegue, spostandosi un poco sul versante piemontese, sulla larga dorsale passando con qualche saliscendi tra le sue dolci ondulazioni giungendo così ad un colletto dove si trova un ometto di pietre (2461 m): da qui inizia lo strappo finale per raggiungere la vetta. Rimanendo sul versante piemontese sulla fiancata a nord si compie dapprima qualche largo tornante e poi, avvicinandosi alla meta, altri più stretti e, con qualche traverso dove bisogna prestare attenzione, si raggiunge con un ultimo tratto ripido l’ometto di pietre situato sulla cima.
Per il ritorno si ritorna sino al colletto al termine della cresta e si svolta a sinistra scendendo per un primo tratto sulla verticale sino ad incontrare e poi, giunti all’altezza di alcune baite che si vedono distanti, si continua la discesa piegando gradualmente a destra e, lasciando sulla destra un po’ lontano le baite di Boudou (non conviene raggiungerlo altrimenti bisogna scendere direttamente il tratto molto ripido dell’andata) ci si sposta ancora gradualmente sulla destra e ci si ricongiunge con l’itinerario della salita poco sopra Jatzit.


Galleria fotografica

© 2021 - Giancarlo Beretta
© 2010 - Giancarlo Beretta
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Ci siamo stati
giancarloberetta

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Punta Lazoney, da Niel
domenica 16 giugno 2024

Punta Lazoney

Nelle giornate primaverili la salita conviene effettuarla partendo al mattino un po' presto perchè, vista l'esposizione del pendio finale (sud-est) e della discesa (sud-ovest) la neve si trasforma in fretta; durante la salita è meglio risalire i tratti ripidi sino al colle con la neve ancora dura mentre sulla dorsale dal colle in poi sono presenti accumuli di neve farinosa dove in certi punti si sprofonda molto. Come detto nella relazione non è sicuro salire ripercorrendo la traccia del sentiero estivo perchè i pendii da attreversare sono molto esposti anche se meno ripidi; al limite si può scegliere di seguire la traccia scialpinistica che non passa dal colle Lazoney ma risale sulla destra con pendenze meno accentuate e penso che con traccia da battere con neve fresca o farinosa quest'ultimo sia il tracciato più opportuno. Il tracciato era battuto da un paio di scialpinisti sino a Jatzit ma oltre, e cioè sino al colle Lazoney e sulla dorsale, battuto traccia sino al colletto prima del pendio finale. Mi spiace per Stefi che non stava bene e mi accompagnato sino a Jatzit e poi mi ha aspettato al panoramico alpeggio di Schtovela, il quale merita comunque una deviazione di pochi minuti durante la discesa.
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