Mont Emilius, da Pila
Descrizione
Lasciato il parcheggio si risale la scalinata metallica che porta all'arrivo della cabinovia e, dopo aver attraversato il praticello antistante, ci si immette su di una stradina, svoltando sulla destra. Dopo pochi metri si trascura la strada che a sinistra porta all'eremo di San Grato e poco dopo si incontra un pannello segnaletico provvisorio che indica di svoltare a sinistra in direzione dell'Alpeggio Chamolé. Si risale una stradina sterrata che in pochi minuti conduce dapprima ad un alpeggio e dopo pochi metri si conclude all'altezza di una palina segnaletica che ci indica Alpe Chamolé (1851m, 0h10').
Il sentiero risale una striscia disboscata tra gli abeti, popolata da sorbo ed ontano sino a quota 2000m circa dove il tratto disboscato si fa più ampio e lascia spazio ad un po' di prateria. In breve si raggiunge un sentiero più ampio (2062m, 0h30') e si svolta a sinistra risalendo un bellissimo sentiero che supera rapidamente il bosco e si porta nella bella radura dedita a pascolo sottostante l'alpeggio Chamolé. Il sentiero con un ampio semicerchio verso sinistra si avvicina dapprima ad un rudere ed infine raggiunge l'alpeggio Chamolé (2154m, 0h50'): da qui il panorama è già esemplare, in lontananza si staglia il Monte Bianco e davanti a noi è imperdibile la vista sul gruppo del Fallère e sul Grand Combin... soprattutto ai primi albori.
Sul retro dell'alpeggio si imbocca una piccola stradina, sempre seguendo il segnavia Sentiero n° 19a, nei pressi di una fontana.
Si risale dapprima una stradina che diviene sentiero ed entra in una fascia boschiva. Dopo alcuni minuti si incontra un bivio: entrambi portano al Lago Chamolé, il [102] a sinistra lo raggiunge direttamente, il Sentiero (19A) a destra invece ci conduce, risalendo un piccolo valloncello, all'arrivo della seggiovia Chamolé (2310m, 1h20') con annesso punto di ristoro.
Dalla seggiovia si percorre un sentiero ampio e quasi pianeggiante che in meno di 10 minuti ci conduce al Lago Chamolè (2325m, 1h30').
Da qui si incomincia a risalire il crinale che conduce al Col Chamolé: il sentiero, molto frequentato, risale comodamente il crinale erboso sottostante la Tête Noire; man mano che lo si risale il panorama diventa più accattivante e la vista sul lago sottostante diviene sempre più suggestiva. Terminati gli innumerevoli tornanti si raggiunge infine il colle e si apre davanti a noi la comba dell'Arbolle con il rifugio e i due laghetti posti nei suoi pressi. La palina posta sul colle (2655m, 2h10') indica che sulla destra diparte il sentiero per la Punta Valletta, lo trascuriamo e cominciamo la discesa di circa 150 m sino a raggiungere il pianoro che precede il rifugio. Si oltrepassa il torrentello con le acque di deflusso dei laghi di Arbolle e si raggiunge il Rifugio Arbolle (2523 m, 2h30').
Davanti un rifugio parte un sentiero che si ricongiunge poco dopo con quello sottostante che costeggia i due laghetti e incomincia a risalire l'ampio vallone di Arbolle; davanti a noi inizia a comparire la Punta Garin (3451m) e poco a sinistra si intravede l'intaglio del colle omonimo. Il sentiero fiancheggia il torrente sino a raggiungere un ampio pianoro dove lo stesso si disperde allargandosi: da qui si inizia a risalire a mezza costa la sua sinistra orografica incontrando quasi subito il bivio per il Col Garin (2583m, 2h50'). A questo punto il sentiero prende quota, si attraversa il piccolo torrente di deflusso del Lago de l'Echo e con un paio di tornanti ci si porta su un piccolo crinale spartiacque tra le conche che discendono dai colli dei Tre Capuccini e d'Arbolle. L'ambiente ormai è quello dell'alta montagna, la prateria si dirada sempre più lasciando spazio ad immense pietraie: ogni tanto vale la pena di soffermarsi per ammirare anche il bel panorama posto alle spalle, dal crinale della Punta Valletta spunta imperiosa la Grivola ed il Monte Bianco. La marcia prosegue sempre in costante salita senza, per ora, eccessiva ripidità sino a raggiungere il Lago Gelato (2970m, 3h40'). Si risale un tratto detritico e si raggiunge il bivio per il Col d'Arbolle (3033m, 3h50'): si prosegue ora sulla biforcazione di sinistra
che ci condurrà alla nostra meta. Dopo un breve tratto di salita si ridiscende per qualche decina di metri una depressione, nei pressi di un laghetto di fusione, per poi risalire verso il Colle dei Tre Cappuccini. Stiamo camminando sotto la parete sud del Mont Emilius su una traccia di sentiero che attraversa l'enorme fronte pietroso: le frecce gialle ci assistono alla salita del colle impegnandoci un po' nella ricerca dei corretti passaggi sino al raggiungimento del culmine del Colle dei Tre Capuccini (3246m, 4h30'). Dopo aver buttato un'occhiata sulla stupenda vallata delle Laures e sulle lontane, ma non troppo, Becca di Salé, Petite e Grande Roèse e Tersiva, si incominica a risalire la cosiddetta "cresta sud". Si supera un primo passaggio su rocce che non presenta difficoltà ma che comunque necessita di una dovuta attenzione e si risale seguendo tracce di sentiero. Alcuni segni gialli (non sempre evidenti) ci fanno risalire rapidamente il dislivello che ci separa dalla vetta. Con un po' di fatica si raggiunge infine la vetta (3559m, 5h30'), un belvedere di assoluta bellezza: infatti la posizione centrale rispetto al territorio valdostano permette di poter osservare a 360° tutte le principali cime della regione. Sulla cima sono posizionate una croce ed una Madonnina.
Poco sotto la Madonnina, in direzione della cresta ovest, si incontra l'inizio della via ferrata che, in circa 5h00' conduce al Bivacco Federigo Zullo.
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Ci siamo stati
Notturna al Monte Emilius
Mont Emilius
Salita per la normale in 5 ore da Pila (soste comprese) domenica 5/9/2005. Ambiente molto bello. Attenzione ai segni gialli vecchi nella parte alta dai Tre Cappuccini alla punta - è molto più sicuro in diversi punti seguire le evidenti tracce di passaggio piu' verso la cresta.Mont Emilius
E' senz'alteo la via ferrata più panoramica che offra l'intera Valle d'Aosta, lo sguardo spazia sulle più belle montagne delle alpi e intorno alla cima scintillano una decina di laghi grandi e piccoli. Le difficoltà non sono eccessive, rari tratti verticali si alternano a lunghi saliscendi sulla cresta, quasi mai esposti. Il ponte sospeso lungo una ventina di metri offre un pizzico di adrenalina ad una salita lunga e poco impegnativa. Purtroppo l'ultimo tratto di ferrata, proprio sotto il torrione sommitale, presenta un paio di metri verticali che non sono stati attrezzati con i consueti gradini, le rocce su cui si arrampica non sono stabili e vi sono numerosi sassi in precario equilibrio proprio all'uscita del passaggio chiave.
Dal Col Carrel si percorre la cresta in direzione del ponte tibetano ben visibile durante l'avvicinamento al Bivacco Federigo e ora nascosto dalle rocce. Si procede lungo una traccia di sentiero non protetta per una cinquantina di metri di dislivello fino a raggiungere l'inizio del tratto attrezzato. Il cavo è in acciaio inox rivestito di materiale plastico, la guaina oppone una leggera resistenza allo scorrere dei moschettoni e rende la progressione un poco più faticosa rispetto alle ferrate realizzate con il cavo non rivestito. Si prende gradualmente quota seguendo il filo della cresta, lasciandosi alle spalle la costruzione metallica del bivacco Federigo e poi lo specchio d'acqua del lago Carrel e dopo aver percorso alcuni gradini si arriva al gendarme dal quale parte il ponte tibetano lungo una ventina di metri (1h00'). Da questo punto lo sguardo spazia sul ghiacciaio del Trajoz e la Grivola, che si stagliano contro il cielo sulla destra, verso sud ovest. Proseguendo in senso orario si vedono in lontananza il massiccio del Monte Bianco e il Grand Combin, il Monte Cervino e il massiccio del Monte Rosa. Si scende sul ponte tibetano e lo si percorre sulle tavole di legno larghe una spanna per poi riprendere la cresta fino a raggiunger lo spartiacque tra il vallone di Arbolle e quello di Comboé superato il quale compare il Lago Gelé con alla destra la sagoma slanciata del Pic Garin. Si superano con alcuni saliscendi il Mont Ross di Comboé e il piccolo Emilius e si raggiunge l'uscita della ferrata che scende al rifugio Arbolle (2h00'). Fino a questo punto le difficoltà sono modeste e il percorso non presenta alcun pericolo. Proseguendo verso la cima si incontra un breve tratto verticale ben attrezzato superato il quale si arriva proprio sotto il gendarme sommitale del Monte Emilius dove si devono attraversare pochi metri di nevaio ripido ed esposto dove inspiegabilmente non vi è traccia di protezione. Seguono un paio di metri verticali che non sono stati attrezzati con i consueti gradini ma sono protetti con il solo cavo d'acciaio. Le rocce su cui si arrampica sono ben manigliate ma non ancora ripulite. Ci sono dagli appigli che si muovono e all'uscita del passaggio chiave restano ancora numerosi sassi in precario equilibrio che rischiano di cadere in testa a chi sta salendo. Superato questo brutto passaggio la ferrata prosegue ancora per una decina di minuti su pietraia, poi malgrado vi siano ancora dei passaggi esposti si interrompe e occorre proseguire per un'altra decina di minuti lungo la cresta, senza protezione, fino a raggiungere la vetta (3h00'). Il Monte Emilius é posto al centro della Valle d'Aosta è ed forse il migliore belvedere su tutti i principali quattromila delle alpi. Nelle giornate limpide si possono vedere il Gran Paradiso con ai sui piedi il ghiacciaio della Tribolazione, alla sua destra la Grivola (3969 m) e proseguendo in senso orario il massiccio del Monte Bianco, con il Dente del Gigante e le Grandes Jorasses, il Grand Combin, il Monte Cervino e il massiccio del Monte Rosa. Volgendo gli occhi in basso si domina la conca di Aosta parzialmente nascosta dalla Becca di Nona e il vallone della Laures con i laghi omonimi, sulla destra, separato dal Colle dei Tre Cappuccini il vallone di Arbolle con il lago Gelato.
Discesa al rifugio Arbolle
Dalla vetta si scende lungo il sentiero esposto e a tratti difficile che porta al Colle dei Tre Cappuccini (0h30'). Dal colle seguendo il segnavia si percorre il piacevole sentiero restaurato dagli operai forestali che raggiunge prima il Lago Gelato poi il lago di Arbolle e l'omonimo rifugio. Il Monte Emilius deve il suo nome alla signorina Emilie Argentier che nell'ottocento ne salì la cima. Il Pic Carrel, così battezzato in onore del famoso Canonico Georges Carrel, detto l'amico degli inglesi per le sue numerose conoscenze nell'ambito scientifico ed alpinistico, riprese dopo pochi anni l'antico appellativo di Becca di Nona che porta ancor oggi. Resta a ricordare l'insigne intellettuale solo il Col Carrel dove è stato costruito dal CAI il Bivacco Federigo Zullo. Cartografia
- [[Conca di Aosta, Pila Mont Emilius]], Carta dei sentieri foglio 4, 1:25000, L'Escursionista Editore, 2008
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Mont Emilius e dintorni
Ho raggiunto la vetta dell'Emilius partendo da Pila. Giornata splendida anche se in vetta il freddo si è fatto sentire. Consiglio vivamente questa escursione!!!! Ma intraprendetela solo in ottime condizioni meteo...