Tschawiner See, da San Bernardo
Accesso
Percorrere l’autostrada Voltri Sempione fin verso Domodossola, quando diventa superstrada, ed uscire all’indicazione Bognanco. Dopo qualche kilometro di fondovalle, la strada si inerpica fino a Bognanco ed alle sue frazioni, per poi proseguire a stretti tornanti fino a San Lorenzo e giungere a San Bernardo, con la sua chiesina bianca.
Seguire l’indicazione per il parcheggio e lasciare l’auto.
Introduzione
Le valli Ossolane viste dal fondovalle sembrano aspre e rudi, ma quando si sale in quota regalano panorami eccezionali e scorci impagabili. Si arriva alla partenza dell’itinerario proposto oggi dopo svariati km di strada stretta in un fondovalle angusto, ma appena ci si porta in alto, gli orizzonti si allargano, i pendii si addolciscono, spuntano deliziosi laghetti.
Descrizione
All’uscita del parcheggio seguire l’indicazione Lago Ragozza. Il percorso si svolge per qualche centinaio di metri su di una sterrata ombreggiata e pianeggiante, fino ad un bivio al quale si lascia la strada per il sentiero che sale a destra. Con unprimo tratto dolce, si arriva ad una salita piu’ ripida fino a raggiungere un vastissimo pianoro umido, probabilmente la sede di un lago ormai interrato; lo si attraversa e ci si inerpica per qualche decina di metri fino al lago Ragozza, a sinistra. Il laghetto e’ molto bello, con toni tra il verde e l’azzurro, e a sinistra su di un vecchio tronco finito nel lago tantissimo tempo fa, si nota una colonia di pinguicole, che si riflettono nello specchio d’acqua; la pinguicola e’ una pianta carnivora. Proseguiamo a destra verso il rifugio Gattascosa (1,30 dalparcheggio); e’ un bell’edifico in pietra, con la classica copertura in granito ossolano, gestito da un sardo e una valdostana. Fuori un enorme paiolo di rame cuoce la polenta, e davanti c’e’ una serie di cataste di legna a forma di nuraghe. Lasciamo il rifugio alla nostra destra e risaliamo alla bocchetta omonima, m. 2150 circa, che raggiungiamo in una mezz’oretta. Sotto il colle permangono iresti di una grossa slavina; la aggiriamo sulla sinistra risalendo le roccette ed aiutandoci con le mani; quando la pendenza diventa piu’ dolce, passiamo sulla neve; dietro il colle diventa chiaro perche’ i laghi si chiamano Tschawiner, delle Giavine...Tutta la zona, compresi anche certi tratti che costeggiano i laghi, ha ampie pietraie, appunto “giavine”, che per essere attraversate richiedono fatica, cautela e attenzione nel non perdere i segni sui grossi massi, perche’ qui non c’e’ sentiero... Raggiungiamo in cinque minuti il primo lago di Vaira, poi risalendo un mezzacosta con tratti di sentiero alternati a giavine, arriviamo al secondo m. 2277, nel quale si riflette il Pioltone; davanti a noi, ben 3 quattromila, Weissmies, Fletchorn, Liggenhorn, e sullo sfondo, l’onnipresente innevato Monte Leone. L’erba verde e’ costellata fittamente da fiori gialli, e spostandoci a destra, attraversiamo un pascolo giallo di fiori, con ampie chiazze di bianchi ranuncoli...Una meraviglia! Dal bordo del pascolo, un centinaio di metri sotto di noi, il piu’ grosso degli Tschawiner see, con ancora un nevaio che si perde nel blu delle sue acque, scaricando iceberg azzurri...Lo spettacolo e’ impagabile, pero’ di qui non si passa per fare il giro del lago...Siamo a 2175 m, e a tre ore dalla partenza. Il ritorno avviene per lo stesso itinerario fino al rifugio Gattascosa (dovendo risalire e ridiscendere, prevedere un’ora e trenta). Dal rifugio percorrere l’interpoderale, all’inizio sale e scende, poi dopo le alpi Monscera, scende decisamente; dopo una dieicna diminuti dalla partenza, fa un’ampia curva a sinistra, ma a destra c’e’ un sentierino che taglia tra i prati e fa risparmiare una decina di minuti; all’alpe Monscera, uno sguardo alla conca stupenda, al rifugio, al Monte Verosso e al Pioltone. Poi, giu’ per la lunga interpoderale, che in un’ora e mezza ci riportera’ al parcheggio, passando davanti al rifugio il Dosso, scendendo a ripidi tornanti, e ancora attraversando ungamente in piano.