Punto di partenza, a piedi, per raggiungere la Valle Adamé: La Rasega - località in frazione Valle del comune di Saviore dell’Adamello. Per raggiungere la località "La Rasega" si percorre la strada statale fino a CEDEGOLO poi si devia a destra sulla strada provinciale per Fresine e Valle (il bivio si trova immediatamente dopo aver percorso la strettoia in centro a Cedegolo; da non confondersi con il secondo bivio, per Cevo e Saviore che si trova più avanti, nel paese di Demo). Si percorrono circa 10 km di salita (a Fresine si prosegue sempre diritto) e poi, dopo la frazione di Valle si prosegue lungo la valle in una comoda strada asfaltata pianeggiante, per altri 2 km circa fino ad incontrare un gruppo di case-cascine ed un campetto di calcio, dove si può parcheggiare, immediatamente prima del campo sportivo oppure immediatamente dopo.
Introduzione
Escursione lunga che presuppone un buon allenamento ed una buona assuefazione a camminare in alta quota ed a superare notevoli dislivelli.
Descrizione
Quando la strada oltre la “Rasega” è percorribile, si può proseguire fino a malga Lincino, risparmiando circa 50 minuti di cammino. (la strada è stretta, ha alcuni tornanti critici, ma asfaltata e con pendenze non eccessive). Andando a piedi dalla “Rasega”, si segue la carreggiabile fino alla malga LINCINO quindi si prosegue sulla destra lungo il sentiero ben segnalato. Il tratto iniziale, dalla "Rasega", dopo i primi due tornanti, può essere percorso anche sul sentiero (poco segnalato) che si trova sulla sinistra, transita a ridosso della montagna e sbuca sulla strada in corrispondenza del locale "Stella Alpina". La "stella alpina" è un bar pizzeria in località "Le Crüste": è un fabbricato caratteristico per le sue decorazioni "näif" e per le stelle alpine in rilievo sui muri in granito, opera del defunto proprietario, noto alpinista ed ex partigiano locale. Proseguendo, ora sulla carreggiabile, si transita presso la malga "Le Crüste"; successivamente si raggiunge la località "Morcc de Töle" dove c'e una Santella che ricorda un tragico avvenimento dei primi dell'ottocento: una slavina investì ed uccise un numeroso gruppo di giovanissimi che si recavano "per isiga".
Andare per isiga voleva dire andare con una gerla, sui pendii della montagna, anche in posti molto ripidi, a raccogliere erba (l'isiga è un'erba caratteristica per essere filiforme e resistente allo strappo), portarla a casa o nella cascina, farla essiccare ed utilizzarla per alimentare il bestiame, in quanto non avevano sufficienti prati coltivati a fieno. Era un lavoro particolarmente faticoso oltre che pericoloso.
Immediatamente più a monte (visibile per la staccionata di protezione ora in opera) è rimasta la testimonianza di un forno per la fabbricazione della calce viva: la zona è caratterizzata dalla presenza di rocce calcaree e rientra in quella fascia che dalla Concarena, attraverso il Colombé, ed il Lincino si estende fino al Baitone. Questo forno, sia pure nella sua semplicità, è conservato integro in quanto venne utilizzato anche in tempi molto recenti (anni quaranta). Si raggiunge quindi la malga Lincino e al primo tornante si segue il sentiero che parte sulla nostra destra, e si affronta la "müla" (è così denominato il sentiero Lincino-Adamé), in un'ora circa si arriva in Adamé. Sul sentiero pianeggiante immediatamente dopo l'incrocio col sentiero in salita vi è un cippo a ricordo di quattro ragazzi rimasti vittime di una slavina sul canalino del Castellaccio. Noi andiamo a destra ed ecco che siamo arrivati in Adamé, ecco le opere idrauliche di captazione ed il rifugio. Proseguiamo sul sentiero che da qui in poi è il N° Segnavia n° 1 (dell’alta via dell’Adamello) lasciando il torrente alla nostra destra; fino alla malga è praticamente pianeggiante, poi sale per superare un lieve gradino glaciale. Dopo il primo gradino, segue un secondo, quindi si arriva ad una nuova zona pianeggiante, questa volta molto estesa. A questo punto risulta visibile la Baita Adamé, in fondo, dove la valle piega sulla nostra sinistra. Si vedono, a sinistra, due "casine di mezzo" e a destra la baita Adamé del CAI Cedegolo. Dal rifugio fino alla Baita, in condizioni normali si impiega circa un'ora.
Immediatamente dopo la baita, il sentiero prosegue dividendosi in due, uno continua in sponda destra orografica: sentiero Segnavia n° 1 e poi Segnavia n° 29 per raggiungere rispettivamente: il rifugio Prudenzini in Val Salarno, oppure il passo Salarno (dalla Valle Adamé); il secondo, devia a destra e attraverso un ponticello si sposta in sponda sinistra orografica, e si dirige verso il passo e la cima Buciaga (Segnavia n° 36); noi seguiamo questo ultimo. Si prosegue per cinque minuti, quindi alla nostra destra troviamo una deviazione, che seguiamo (proseguendo diritto si va verso il bivacco Baroni, sentiero Segnavia n° 30). Il sentiero sale a zig-zag lungo un conoide morenico iperbato che si estende da una valletta che scende da uno stretto canalino più a monte; più avanti il sentiero si sposta sulla nostra sinistra per superare un promontorio di roccia, quindi si gira ancora verso sinistra e si prosegue in diagonale, in salita, dirigendosi verso il passo di porta Buciaga. Dopo il promontorio roccioso che abbiamo appena superato, il sentiero non sempre è visibile, tra le rocce montonate, noi proseguiamo comunque tra il "salto" del gradone che delimita verso il basso il coster e la base del monte Buciaga.
Giunti al passo possiamo osservare tutte le testimonianze lasciate dagli alpini della grande guerra: ci sono resti di fabbricati, trincee, camminamenti, gallerie e postazioni di tiro per mitragliatrici; fino a pochi anni fa si vedevano ancora notevoli quantitativi di filo spinato ed altri residui metallici. In questa zona giungeva anche, durante la guerra 1915-18, una teleferica militare per trasporto di materiali; c'è ancora la testimonianza della stazione di partenza nel fondo valle, vicino al sentiero lungo la valle Adamé, a ridosso di un grosso maso erratico.
Dalla baita Adamé al passo ci vogliono almeno due ore e mezza.