Dalla sbarra che impedisce il transito ai non residenti si prosegue sulla strada asfaltata per Uschione ("Us-cion") 832 m per alcune centinaia di metri fino ad un bivio: si sale a destra, ma molto brevemente. Alla fine del muro di sostegno della strada (una ventina di metri) comincia il sentiero ben segnalato che dobbiamo seguire; all'inizio pianeggiante, si inoltra in una selva (localmente è un bosco terrazzato adibito alla selvicoltura) di castagni che poi si dirada fra i massi di una paleofrana. Facendo attenzione, si noteranno sotto i blocchi più grandi scalette, terrazzini con panche e tavoli di pietra all'imbocco di pertugi chiusi da una porticina: si tratta dei crotti, cavità naturali - ma adattate dall'uomo - dove viene sfruttato il microclima costantemente fresco per la conservazione di salumi, formaggi e vino. Oltrepassati i crotti, il sentiero riparte in salita molto accentuata a tornanti serpeggianti fra gli spazi rimasti liberi fra i massi; risale il luminoso bosco di pini silvestri e betulle, si accosta ad un paio di ruderidi baite e riprende con una nuova serie di tornantini ripidi. In breve si sbuca nella radura dell'Alpe Damino 1240 m; una fascia di vegetazione a felci precede il terrazzo sommitale su cui sembra appoggiata la cuspide del Pizzo Damino ("Al Damin") 1296 m. E' possibile raggiungere la croce commemorativa di vetta seguendo verso sinistra un'ampia cengia a blocchi accatastati. Per il ritorno - abbandonata la segnaletica ben visibile - si prosegue sui prati alti dell'Alpe Damino (Alpe Pizzolungo): bisogna traversare verso est lungo una traccia debole nell'erba alta (pochi tratti di vernice sbiadita). Dopo un centinaio di metri si entra in un umido bosco di abeti e larici: il sentiero diventa ben tracciato e segnalato nel lungo traverso a saliscendi verso Pesceda 1313 m, gruppetto di baite ombreggiate da ippocastani. Ci si presenta un bivio: si tralascia la direzione a monte per cominciare a divallare rapidamente lungo i prati del monte (localmente inteso più o meno come maggengo). La discesa è spesso a picco - come usa da queste parti - lungo scalette di pietra per la linea di massima pendenza. In questo modo, dopo un secondo alpeggio e una nuova fascia di castagneto, ci si ritrova sulla strada per Uschione, duecento metri a monte del punto in cui l'avevamo abbandonata.
Galleria fotografica