Monte Barro, da Sala al Barro
Accesso
Da Milano si segue la superstrada 36 fino all'uscita di Oggiono. Si prosegue fino alla deviazione - a sinistra - per Sala al Barro; nelle strette vie del paese si incontrano le segnalazioni "Monte Barro", che vanno seguite fino al termine delle abitazioni sparse. Da qui non si può fare altro che risalire le pendici della montagna fino ad uno dei parcheggi disponibili. In alcuni periodi dell'anno la circolazione privata viene fermata in basso e sostituita da navette.
Introduzione
Viene qui descritto l'itinerario più breve per raggiungere la panoramicissima vetta: un ottimo modo per concludere una giornata altrimenti occupata. Il breve percorso riassume comunque le caratteristiche peculiari del territorio, che gli altri percorsi permetterebbero di apprezzare con maggiore diluizione nello spazio e nel tempo. Ci si trova al centro di un'area protetta (Parco del Monte Barro) noto in Lombardia per la straordinaria varietà vegetale (più di 1000 specie catalogate), per l'interessante passaggio di avifauna (centro di inanellamento), per la presenza di scavi archeologici (resti di strutture militari attribuite ai Goti) e per una falesia ben attrezzata a palestra d'arrampicata di media difficoltà (dal IV al 7c circa).
Descrizione
Dal piazzale al termine della strada asfaltata, nei pressi di un brutto edificio variamente adibito negli anni, ci si dirige a nord-est lungo un ampio viottolo all'interno di una faggeta monumentale; in breve ci si trova in un piazzale affacciato sul Lago di Lecco, da cui inizia il ripido sentiero del percorso botanico. Affiancati dai cartelli illustranti le specie presenti, si sale per cresta parzialmente boscosa fra rocce affioranti e scalini manufatti fino alla piccola costruzione ospitante le attrezzature per l'individuazione automatica degli incendi. Sempre seguendo la crestina, che alterna tratti pianeggianti a piccole pareti arrampicabili (I - II grado, evitabile), e poi con salita costante, ci si porta fuori dal bosco nella zona prevalentemente rocciosa sommitale. Il sentiero - molto viscido con tempo umido - prosegue zigzagando fra le placchette rocciose, oppure le percorre direttamente - calcare molto lucidato dal passaggio - fino ai blocchi sommitali, che sorreggono un ripiano sassoso non molto esteso ospitante la solita croce e alcune lapidi.
La sosta sulla vetta richiede attenzione perché i cespugli che ne formano il perimetro nascondono verso est salti nel vuoto per decine di metri.
Il ritorno è sulla via di andata, con la possibilità, una volta entrati nel bosco, di evitare la cresta a favore di un viottolo turistico a tratti lastricato e con protezioni a valle.