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Arcanzòlo, da San Martino Valmasino

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A cura di:

Ultimo rilievo: 06/12/2012
Difficoltà
T2
Lunghezza
0.00 Km
Quota di partenza
912 m
Altezza di arrivo
1770 m
Dislivello positivo
858 m
Tempo di andata
02h00'
Tempo di ritorno
01h30'
Periodo consigliato

Introduzione

Escursione del tutto sconosciuta ad un alpeggio da decenni abbandonato e la cui unica baita è ormai ridotta a rudere. Il vero interesse della gita è costituito dallo spettacolare percorso, per la gran parte artificialmente costruito in cenge, scalinate e tratti scavati nella roccia. Grandioso anche il panorama aereo sulla sottostante Val di Mello e verso le strutture circostanti il "Precipizio degli Asteroidi".
NOTA: molto difficile rintracciare l'inizio del sentiero. In occasione di questa gita sono stati posizionati tre ometti ed eseguita una apposita incisione sul tronco di un albero.

Descrizione

Da San Martino Valmasino (912m) si sale a seguire la pista forestale della Val di Mello; in corrispondenza di uno slargo si attraversa il torrente sul ponte-canale ENEL e ci si ritrova, sull'altra riva, ad incrociare un sentierino. Si svolta a sinistra e - a saliscendi - si risale la vallata: oltrepassata una presa d'acqua (nei pressi di un secondo pnte) e attraversato un piccolo greto di un torrentello spesso asciutto, è necessario prestare molta attenzione. Le indicazioni a vernice improvvisamente svoltano a destra, abbandonando la vecchia traccia che proseguiva lungo il torrente principale e che tende a scomparire nell'erba: al margine destro del piccolo prato dove ci si trova, si dovrebbero notare il primo ometto e l'incisione nella corteccia di un frassino (A di Arcanzòlo e freccia direzionale). Da questo prato se ne raggiunge in salita un secondo (due ometti) e dal suo angolo superiore destro si riesce ad imboccare un buon sentiero nel bosco di latifoglie. Il sentiero è molto ripido e sale a serpentine fino a portarsi in una zona di pareti a picco e lastronate rocciose ("piode"). Da qui si inizia a percorrere l'antica mulattiera per il carico del bestiame: regolari gradinate si insinuano in un canalone o ne percorrono la sponda; dove necessario la sede del tracciato è sostenuta da alti muri a secco, oppure è scavata in cengia nell'interno della parete, oppure ancora appoggia il lastricato sulle piode ancorandolo con grossi picchetti in ferro. Dopo circa 600 metri di dislivello la salita diminuisce e - con un tratto confuso nelle erbe - il sentiero raggiunge una radura con baita 1613m; si segue la freccia rossa sul muro rivolta a destra (ignorare, sull'altra parete, la freccia rivolta a monte) e si rientra nel bosco. Una salita non molto ripida fra i larici conduce in breve ad uno splendido pulpito erboso a picco sulla Val di Mello; la prosecuzione è verso destra a zigzag nel bosco fitto per poi sbucare nell'antica radura - ormai assediata da cespugli e giovani alberi - dell'Alpe Arcanzòlo 1770m. Dell'unica baita rimangono le pietre perimetrali e la posizione di osservazione privilegiata sull'antistante guglia della Cima di Cavalcorto.
Ritorno per la via di andata.

 

Galleria fotografica

© 2021 - Marco Bonati
© 2021 - Marco Bonati
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