Shisha Pangma
Accesso
Le vie principali per raggiungere la vetta includono:
- Via nord-ovest: È la via normale e più percorsa, che passa per il campo base avanzato e sale lungo una cresta con passaggi tecnici ma meno esposta alle valanghe.
- Parete sud: Una via molto difficile e soggetta a valanghe, esplorata solo da alpinisti esperti e scelta per tentativi estremi.
- Cresta nord-est: Meno comune, presenta difficoltà tecniche elevate e richiede una preparazione approfondita.
Non sono presenti rifugi permanenti o bivacchi lungo le vie di salita, e gli alpinisti devono quindi fare affidamento sui campi avanzati che allestiscono durante la spedizione. I campi vengono montati e smantellati man mano che si avanza lungo la salita.
Introduzione
Circondato da una serie di cime secondarie e valli remote, lo Shisha Pangma domina una regione in cui le influenze tibetane e himalayane si fondono. La vicinanza con il Nepal offre una varietà di paesaggi, dai ghiacciai ai pendii ripidi e scivolosi. Il clima è tipicamente montuoso, caratterizzato da forti venti e basse temperature, con condizioni che si deteriorano notevolmente in inverno, rendendo le scalate estreme.
Descrizione
Circondato da una serie di cime secondarie e valli remote, lo Shisha Pangma domina una regione in cui le influenze tibetane e himalayane si fondono. La vicinanza con il Nepal offre una varietà di paesaggi, dai ghiacciai ai pendii ripidi e scivolosi. Il clima è tipicamente montuoso, caratterizzato da forti venti e basse temperature, con condizioni che si deteriorano notevolmente in inverno, rendendo le scalate estreme.
Lo Shisha Pangma è l’ottomila più basso ma anche uno dei meno accessibili, situato interamente in Tibet, presso il confine con il Nepal. Nonostante la sua altitudine relativamente inferiore rispetto agli altri giganti dell’Himalaya, la sua collocazione in una zona meno frequentata rende la sua esplorazione complessa e impegnativa. La prima ascensione del 1964 è stata guidata da una spedizione cinese, dato che l'accesso era fortemente regolamentato dal governo cinese e per anni era interdetto agli alpinisti stranieri.
L’interesse per lo Shisha Pangma crebbe negli anni Ottanta, con l’apertura ai team internazionali. Negli anni, diverse vie sono state esplorate, con vari tentativi sulla sua cresta nordoccidentale e parete sud, celebre per la sua pericolosità e valanghe. Le sfide più notevoli sono avvenute negli anni Duemila, con la prima ascensione invernale nel 2005 da parte di Simone Moro e Piotr Morawski.
Per le comunità tibetane e nepalesi, la montagna ha un significato spirituale e mitologico. Conosciuto come Gosainthan in Nepal, il nome significa "luogo degli dei", evocando la credenza nella sacralità dei suoi pendii. Si dice che la cima ospiti gli spiriti delle montagne, rendendola un luogo di rispetto per i popoli locali. Inoltre, lo Shisha Pangma è considerato uno dei luoghi di meditazione per i lama tibetani, essendo un simbolo di pace e perseveranza.
Il nome tibetano "Shisha Pangma" significa "cresta sopra l’erba", richiamando i prati erbosi situati ai piedi della montagna. Il nome riflette la topografia unica della zona, dove, a differenza delle altre cime himalayane, la base presenta tratti di verde prima di incontrare le superfici glaciali e le creste ripide.
Informazioni
Quota: 8.027 m
Nome alternativo: Gosainthan (nome locale in nepalese)
Gruppo montuoso: Himalaya, sottocatena Langtang Himal
Prima ascensione: 2 maggio 1964
Primi salitori: Xǔ Jìng, Zhāng Jùnyán, Wáng Fùzhōu, Wū Zōngyuè, Chén Sān, Soinam Dorjê (Suǒnán Duōjí), Chéng Tiānliàng, Migmar Zhaxi (Mǐmǎ Zháxī), Dorjê (Duōjí) and Yún Dēng
Prima ascensione invernale: 14 gennaio 2005
Primi salitori in invernale: Simone Moro (Italia), Piotr Morawski (Polonia)