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Parco nazionale del Gran Paradiso

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Ultima visita: 13/10/2025

Introduzione

Il Parco Nazionale del Gran Paradiso, istituito nel 1922, è la più antica area protetta d’Italia e si estende tra la Valle d’Aosta e il Piemonte, nel settore meridionale delle Alpi Graie. La sua istituzione segna l’avvio della moderna tutela ambientale italiana, nata dall’intento di conservare la fauna alpina — in particolare lo stambecco — e gli ecosistemi d’alta quota che caratterizzano il massiccio del Gran Paradiso. L’area, di straordinaria varietà paesaggistica, comprende vallate glaciali, boschi di conifere, praterie d’altitudine e una ricca rete idrografica, offrendo un esempio emblematico di naturale transizione dagli ambienti subalpini ai paesaggi d’alta montagna.

Descrizione

La storia del Parco affonda le radici nella metà dell’Ottocento, quando il re Vittorio Emanuele II di Savoia istituì nel 1856 la Riserva Reale di Caccia del Gran Paradiso, un territorio di circa 2.100 ettari nell’attuale cuore del parco. Tale decisione — dettata dall’interesse venatorio — ebbe come effetto indiretto la salvaguardia dello stambecco alpino, ormai prossimo all’estinzione. Per proteggere la specie venne creato un corpo di guardie e realizzata una fitta rete di sentieri e mulattiere, tuttora utilizzati da escursionisti e guardaparco.
Nel 1920 Vittorio Emanuele III, erede al trono, donò allo Stato italiano la Riserva Reale affinché fosse trasformata in area protetta. Due anni dopo, il Regio Decreto-Legge del 3 dicembre 1922 n. 1584 sancì la nascita ufficiale del Parco Nazionale del Gran Paradiso, poi riconfermato e ampliato con successive disposizioni legislative (Legge n. 473/1925 e D.P.R. 3 ottobre 1979). Durante la seconda metà del Novecento, la gestione del Parco attraversò periodi complessi — aggravati dai danni subiti nella Seconda guerra mondiale — ma dal 1947 la creazione di un Ente Autonomo permise una ripresa stabile delle attività di tutela e ricerca naturalistica.
La legge quadro n. 394 del 1991 ha successivamente definito il sistema normativo delle aree protette italiane, consolidando l’autonomia gestionale dell’Ente Parco, oggi con sede a Torino.

Il Parco si estende su circa 70.000 ettari, con quote comprese tra gli 800 metri dei fondovalle e i 4.061 metri della vetta del Gran Paradiso, unica cima oltre i quattromila metri interamente in territorio italiano. L’intero comprensorio è modellato da antichi ghiacciai e solcato da valloni secondari che ospitano ambienti di grande interesse ecologico: boschi di larici, abeti rossi e cembri si alternano a pascoli d’alta quota, praterie alpine, torbiere e colate moreniche.
Tra le specie animali più rappresentative si contano, oltre allo stambecco, il camoscio, la marmotta, l’aquila reale e la pernice bianca, a cui si affiancano un’ampia varietà di anfibi, insetti e specie floro-faunistiche tipiche delle Alpi interne. Numerosi sono anche i siti di studio botanico e glaciologico, testimoni di un equilibrio complesso ma fragile, influenzato dai mutamenti climatici in corso.

Il Parco rappresenta non solo un laboratorio di conservazione della biodiversità alpina, ma anche un archivio culturale che conserva tracce della presenza umana: villaggi stagionali, antiche mulattiere reali, alpeggi e testimonianze della vita pastorale. Molti sentieri attuali percorrono gli itinerari delle antiche vie di comunicazione tra le vallate valdostane e piemontesi, offrendo oggi percorsi di ecoturismo e di educazione ambientale gestiti dall’Ente Parco.