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Everest

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Ultima visita: 10/01/2025

Introduzione

Montagna a lungo sconosciuta e misteriosa apparve agli occhi di George Everest che lo battezzò Peak XV. Era il 1823 e qualche decennio dopo il suo successore alla direzione del Servizio Topografico Indiano, Andrew Waugh, propose in suo onore di chiamare quella vetta con il suo nome: era il 1863 ed è così tuttora. Le popolazioni locali lo chiamano Chomo Lungma ovvero "Dea Madre della Terra" ed è localizzato al confine tra il Nepal e la Cina.

Descrizione

L'Everest, con i suoi 8.848,86 metri, è la vetta più alta del mondo, situata nella catena dell'Himalaya lungo il confine tra Nepal e Cina, in particolare nella regione del Tibet. Il suo nome tibetano è Chomolungma, che significa "Dea Madre della Terra", mentre in Nepal è conosciuto come Sagarmatha, "Fronte del Cielo". Questa montagna è il risultato dello scontro tra le placche tettoniche indiana ed euroasiatica, che continua ancora oggi a sollevare la catena himalayana di pochi millimetri ogni anno.

Geologicamente, l'Everest è costituito principalmente da rocce metamorfiche e sedimentarie, come il calcare e lo scisto, che testimoniano l'origine marina dell'area milioni di anni fa, prima che la collisione tettonica formasse l'Himalaya. Le estreme condizioni atmosferiche, con venti che possono superare i 160 km/h e temperature sotto i -60°C, rendono il clima della montagna tra i più proibitivi al mondo.

La storia alpinistica dell'Everest è affascinante e segnata da molte imprese eroiche. Il primo tentativo di scalata risale agli anni '20 del XX secolo, quando alpinisti britannici esplorarono le sue pendici. Tuttavia, la prima ascensione riuscita fu compiuta solo il 29 maggio 1953 da Sir Edmund Hillary, neozelandese, e Tenzing Norgay, uno sherpa nepalese, che diventarono figure leggendarie. Da allora, migliaia di persone hanno tentato la scalata, ma le difficoltà, il freddo estremo, le valanghe e la ridotta quantità di ossigeno in quota hanno portato a molti decessi. L'Everest è oggi una delle mete più ambite per gli alpinisti, ma la sua popolarità ha anche generato problemi ambientali, come l'accumulo di rifiuti lungo i percorsi più battuti.

Culturalmente, l'Everest ha un'importanza enorme per le popolazioni locali, in particolare per i tibetani e i nepalesi. È considerato un luogo sacro, abitato dagli dei, e le popolazioni Sherpa che vivono ai piedi della montagna svolgono un ruolo cruciale nelle spedizioni, grazie alla loro resistenza all'altitudine e alla loro esperienza come guide. Gli Sherpa venerano Chomolungma come un'entità divina, e ogni spedizione tradizionalmente inizia con una cerimonia religiosa, chiamata "puja", per chiedere il permesso e la protezione degli spiriti della montagna. 

L'Everest, oltre ad essere una sfida per l'uomo, è anche un simbolo potente della natura e della sua maestosità, che continua a ispirare avventura e rispetto.

Storia alpinistica

La storia alpinistica dell’Everest è un racconto di esplorazione, ambizione e innovazione tecnologica, che attraversa più di un secolo. Situato nella catena dell’Himalaya al confine tra Nepal e Cina (Tibet), l’Everest, con i suoi 8.848 metri (soggetti a lievi variazioni dovute a misurazioni diverse e al movimento delle placche tettoniche), rappresenta una sfida estrema a causa della sua altitudine, del clima imprevedibile e della difficoltà tecnica, richiedendo un’esperienza avanzata in alpinismo d’alta quota.


Prime Esplorazioni e Tentativi Pionieristici


Le prime esplorazioni della regione risalgono ai primi anni del XX secolo, con spedizioni esplorative inglesi sotto l’egida del Royal Geographical Society e dell’Alpine Club britannico. I primi tentativi alpinistici iniziarono negli anni ’20, con spedizioni come quella del 1922 guidata da Charles Granville Bruce e quella del 1924, tristemente nota per la scomparsa di George Mallory e Andrew Irvine. La scomparsa di Mallory e Irvine lasciò un alone di mistero per decenni: la loro ultima vista vicino alla cima sollevò la domanda se fossero riusciti o meno a completare la prima ascensione dell’Everest.


L’Ascensione del 1953 e la Prima Conquista

Il 29 maggio 1953, Edmund Hillary (neozelandese) e Tenzing Norgay (sherpa nepalese) riuscirono finalmente a conquistare la vetta, utilizzando ossigeno supplementare. La loro ascensione segnò un traguardo fondamentale e rappresentò l’inizio di un’epoca in cui l’Everest divenne simbolo di conquista e determinazione. Hillary e Tenzing sfruttarono la Via del Colle Sud, una delle due vie classiche, partendo dal Nepal e affrontando la sfida tecnica della parete del Lhotse, la parete del Colle Sud, e l’ultimo tratto, noto come Hillary Step, una sezione rocciosa particolarmente complessa situata appena sotto la vetta.

La Sfida dell’Altitudine e delle Condizioni Estreme

La principale difficoltà tecnica dell’Everest risiede nella “zona della morte”, un’area oltre i 7.900 metri in cui l’ossigeno atmosferico è così rarefatto da causare gravi problemi respiratori, confusione mentale, e affaticamento estremo, anche per alpinisti esperti e acclimatati. In questa zona, il rischio di edema polmonare e cerebrale aumenta considerevolmente, il che rende necessario l’uso di ossigeno supplementare per la maggior parte degli scalatori, sebbene ci siano stati pionieri (come Reinhold Messner e Peter Habeler nel 1978) che hanno raggiunto la vetta senza ossigeno artificiale, dimostrando che il corpo umano può adattarsi a tali condizioni, sebbene con grandi rischi.

Vie di Ascesa: Colle Sud e Cresta Nord

Le due principali vie di ascesa sono la Via del Colle Sud (dal Nepal) e la Via della Cresta Nord (dal Tibet). La Via del Colle Sud, sebbene tecnicamente complessa e con passaggi come il Khumbu Icefall (un tratto di ghiacciaio caratterizzato da crepacci instabili e pericolosi seracchi), è diventata la più utilizzata. La Cresta Nord, invece, è tecnicamente più difficile a causa di passaggi come il Second Step, una parete quasi verticale di 30 metri a 8.600 metri di altitudine, resa famosa dal tentativo di installazione di una scala metallica per facilitare l’ascesa.

Anni Recenti: Turismo, Tecnologie e Criticità Etiche

Negli anni recenti, l’Everest è diventato teatro di un turismo di massa che ha sollevato questioni etiche e ambientali. Le tecnologie moderne hanno migliorato l’accesso e la sicurezza: oggi gli scalatori dispongono di sofisticati dispositivi GPS, abbigliamento termico avanzato, e attrezzature d’ossigeno di ultima generazione. Tuttavia, la presenza di grandi gruppi commerciali e la cosiddetta “Everest traffic jam” rappresentano una sfida. Il sovraffollamento aumenta il rischio di incidenti, e la gestione dei rifiuti e dei corpi in alta quota rimane un problema grave.

Record e Imprese Memorabili

Le ascensioni senza ossigeno, le prime invernali (come quella del 1980 di Leszek Cichy e Krzysztof Wielicki), e le salite record (come il record di velocità di Kílian Jornet nel 2017) hanno segnato la storia recente dell’Everest, spingendo i limiti umani e tecnici al limite.

Informazioni

Quota: 8848m
Nome alternativo: Chomolongma
Gruppo montuoso: Mahalangur Himal
 Prima ascensione: 29/05/1953
Primi salitori: Edmund Hillary e Tenzing Norgay
Prima invernale: 17/02/1980
Primi salitori: Krzysztof Wielicki e Leszek Cichy