Petit Mont Blanc, da La Visaille
Introduzione
Dall'incantevole conca del Lago Combal, ai piedi della lingua glaciale del Miage, attraverso la ripida risalita di un canalone detritico prima, poi di una facile cresta rocciosa, nivo-glaciale nell'ultimo tratto, giungiamo in vetta alla cima più facilmente accessibile di tutta la catena del Bianco, da cui possiamo tuttavia godere di un superbo panorama mozzafiato verso quello che è forse l'angolo più appartato selvaggio e al contempo maestoso dell'intero massiccio: appunto la parete ovest del "gigante" delle Alpi, con gli straordinari ghiacciai che ne ammantano le aspre pareti strapiombanti L'itinerario si può anche suddividere un 2 giorni, pernottando al Bivacco Rainetto (a 3/4 del percorso).
Descrizione
Dopo La Visaille parcheggiamo l'auto prima della sbarra che vieta l'accesso veicolare all'ultimo tratto che conduce al Combal. Sulla sinistra troviamo subito un sentierino che si inoltra nel bosco attiguo e consente di "tagliare" i primi 2 tornanti della interpoderale diretta al Lago Combal; terminata la scorciatoia proseguiamo lungo la strada, a tratti sterrata, a tratti tuttora asfaltata e in circa mezz'ora, proprio al suo termine, giungiamo allo spiazzo dove è sito il Bar del Combal
Attenzione: il ponte incontrato poco prima, sulla sinistra, serve solo per portarsi verso il Rifugio Elisabetta od oltre.
Da lì ci indirizziamo verso il sentierino proprio di fronte, poco prima dell'edificio, che va a costeggiare dall'alto la sponda orientale del lago Combal, in un ambiente suggestivo allietati dai fischi delle numerose marmotte, sino a giungere al bivio con il sentiero per il Rifugio Gonella (attualmente chiuso per ristrutturazione, come pure tutto il percorso d'accesso). Ci troviamo sotto la morena destra orografica del ghiacciaio del Miage, chilometri di lingua glaciale ricoperta ormai interamente di detriti mobili, dove il ghiaccio si intravede solo sotto, fra crepacci e accumuli morenici in continuo cambiamento per la crescente fusione. A questo bivio noi seguiamo il nostro percorso verso sinistra, a risalire gradualmente, dapprima anche con lunghe diagonali, le pendici erbose che scendono dal Mont Tseuc, a monte della sponda settentrionale del Lago Combal. Il terreno si fa presto più aspro, la salita più ripida e "concentrata", avvicinandoci via via all'apertura del canalone compreso fra la cresta del Mont Tseuc e dell'Aiguille de Combal, che più in alto confluiscono nella cresta del Petit Mont Blanc. Giungiamo cosi' all'attraversamento del torrente che incide il canalone, con ampie vedute sulla testata della Val Veny con la sagoma appuntita delle Pyramides Calcaires. Di qui il sentiero si fa ancor più ripido, a risalire l'erto pendio detritico sulla sinistra del torrente, su terreno via via più infido e instabile (soprattutto in discesa attenzione ai sassi smossi dall'alto), su traccia sempre più esile (ma sempre ben segnalata), attraversando anche con cautela un canalino delicato, fino a pervenire all'altezza dei primi risalti rocciosi dove il canalone si restringe.Qui avanziamo ancora qualche centinaio di metri. Paralleli alla costola rocciosa che incombe, sino ad incontrare un grande nevaio al centro fra le due creste: lo attraversiamo verso destra, per poi ritornare nuovamente verso sinistra, al di sopra delle placche che chiudono il nevaio, seguendo una evidente cengia rocciosa abbastanza ampia. Nella parte superiore, dove il canalone si allarga ad imbuto, e dove si incontrano abitualmente esemplari di stambecchi (soprattutto femmine coi piccoli), una nuova serie di strette svolte, sempre su terreno detritico, ci indirizzano in breve all'attacco di una specie di ripido camino dal fondo quasi interamente terroso e dal fianco di roccia articolata. Negli anni di forte innevamento, e in genere in seguito a qualche giorno di precipitazioni fredde anche estive, lo troviamo, anche nel mese di Agosto, ingombro di neve nella parte alta. Al suo termine usciamo finalmente in prossimità del primo ripiano altamente panoramico: si tratta di un vero e proprio colletto nella cresta che scende dal Petit Mont Blanc, che potrebbe, in caso di tempo non troppo bello o di eccessiva stanchezza, costituire una meta finale di per sé!
Proseguiamo verso Nord, accompagnati dai segnali gialli, a risalire l'ampia cresta in direzione del bivacco, attraverso passaggi su roccette articolate e cengie mai troppo esposte (massimo II grado), intervallate da brevi terrazzi occupati in parte da grandi chiazze di neve residua: il tutto in un ambiente sempre più spettacolare e grandioso.Nel tempo di circa 45 minuti arriviamo a completare questo tratto roccioso di cresta, e, dopo un ultimo canalino obliquo gradinato, al limite delle placche, sbuchiamo infine proprio di fianco al bivacco Rainetto, che avevano già visto una volta da un po' più in basso, nelle cui vicinanze sostano spesso femmine di stambecco molto "socievoli", anche in presenza di persone.
Già da qui, in lontananza, abbiamo un colpo d'occhio vastissimo che arriva anche ad abbracciare il Rutor, il Gran Paradiso, e le cime in territorio francese oltre il colle della Seigne. Alla nostra destra l'intera cresta del Brouillard al Bianco sfila di fianco a noi in un susseguirsi di guglie selvagge; dietro di essa, su diverso piano, svettano le punte più alte dell'Aiguille Noire; al culmine di tutto ciò la parete ovest del Bianco, in tutta la sua bellezza e maestosità... A sinistra l'Aiguille des Glaciers con il ghiacciaio di La Lex Blanche.
Dall'ampio ripiano del bivacco procediamo verso nord, aggirando grandi massi e piccoli nevai, leggermente verso destra, in direzione dell'evidente scivolo terminale della cresta ghiacciata, limitato verso sinistra da qualche tratto roccioso.Qui è bene indossare sempre i ramponi, nonostante il più o meno consistente strato di neve che riveste il pendio. Trattandosi comunque, sopratutto nella prima metà, di un tratto di cresta molto ampia, non troveremo un unica "pista" da seguire, ma numerose tracce; l'importante è mantenersi piuttosto al centro: lo "strapiombo" a destra verso il sottostante ghiacciaio del Miage è di circa 800m di profondità diretta, e anche verso sinistra (La Lex Blanche) il salto è notevole. Via via che saliamo appare la spettacolarità di quest'ultimo ghiacciaio in maniera sempre più impressionante: i seracchi e gli ampi crepacci si susseguono senza intervalli e, potendo ora osservarli dall'alto verso il basso, meglio se ne colgono ampiezza e dimensioni.
Dopo il primo ripido strappo ci attende una parte più "riposante" della spalla, che precede l'ultimo tratto dove il pendio di nuovo si impenna (oltre a restringersi un po'). Se la stagione è già avanzata (fine agosto settembre generalmente) soprattutto qui troviamo una larga lingua in ghiaccio vivo, senza copertura nevosa, e quindi occorre fare più attenzione, soprattutto in discesa ovviamente, non essendo conveniente aggirarla verso sinistra (meno ripido ma molto più esposto e a maggiore rischio oggettivo). Ancora un breve tratto in piano e siamo quasi giunti alla meta: solo un ultimo "saltino" di roccette elementari, aggirabili sulla destra per traccia, ci separano dalla vetta! Da qui, oltre all'eccezionale panorama a 360°, abbiamo ora una visuale completa dell'intera cresta di confine dall'Aiguille de Bionassay al Dome alla formidabile parete ovest del Bianco, con le famose vie di salita per le Aiguilles Grises, e dei Rocher, dal Quintino Sella. Alla nostra sinistra, separata solo dal ghiacciaio del Petit Mont Blanc, vista ravvicinata sulla prima delle punte delle Aiguille de Trélatête (la cui ascensione alpinistica è da qui appunto realizzata).
Il ritorno, da compiere comunque con maggiore attenzione offre bellissime visioni delle vette e ghiacciai nel loro insieme dall'alto verso il basso, via via che si plana verso il canalone ormai familiare ed infine i più tranquilli pascoli del Combal.